Evoluzione di uno studio in progress che dalla misteriosa vicenda della costruzione brunelleschiana vuole estrarre un’ipotesi verosimile della configurazione strutturale interna della cupola fiorentina, che pur apparendo esternamente come una cupola ottagonale a padiglioni, deve configurarsi come generata da una geometria di rotazione per essere stata costruita, come testimoniato dai fatti, senza l’ausilio di casseforme provvisionali di sostegno.
Viene anche messo in evidenza come la nota e sempre citata orditura dei mattoni “a spinapesce” essendo parte strutturale di una volta sferica/ogivale a doppia curvatura deve e può disporsi nello spazio secondo un allineamento tridimensionale nel legame strutturale che connette tra loro tre mattoni e non semplicemente due, come tradizionalmente è stata sempre interpretata tale orditura.
La finalità di questo studio è legata ad evidenziare la suggestione di un’opera la cui tecnologia costruttiva è rimasta nascosta da sei secoli per un coacervo di ragioni solo in parte legate alla segretezza di un’arte e di una organizzazione del lavoro medioevale. Piuttosto da questo studio e dalla sua completa verifica nei fatti emergerebbe la contraddizione di una tecnologia innovativa che per affermarsi sull’inerzia di un metodo costruttivo tradizionale ha dovuto celarsi al controllo dei contemporanei.
This study in progress about the mysterious story of the Brunelleschi's Dome wants to extract a likely hypothesis of the internal structural configuration of the Florentine Cupola. We know that, despite appearing externally as an octagonal pavilion, this Dome must be seen as generated and built by a rotational geometry. This is evidenced by facts, since the Dome was built without the use of provisional supporting formwork.
This study also shows how the always mentioned warping of the bricks, the "herringbone", is part of a spherical vault - double curvature vault. This herringbone should and can be arranged in space according to a three-dimensional structural link that connects three bricks in one convex polyhedron, by using three bricks, and not just two, as this kind of warping has always been interpreted, following the tradition.
The purpose of this study is to highlight the charm of a work whose construction technology has remained hidden for six centuries, due to a heap of reasons, only partly related to the secrecy of medieval art and its work organization. Rather, this study, and its complete verification in reality, would throw new light on the contradiction of an innovative technology that, to beat down the inertia of traditional constructionmethods, had to hide itself from the control of its contemporaries.